Mtbvagando




Partenza loc.Marmoraia in direzione sorgente “Socini”. Il primo tratto in discesa è ripido ma senza difficoltà e ci porta subito alla sorgente per poi risalire fino a loc. “Quegna” ,seguendo un largo sentiero che si congiunge con la SP 101 dove giriamo a destra. Superata l’indicazione per “Mucellena”sulla sinistra si prosegue per circa 700mt.e alla fine di un guardrail sulla destra si imbocca un sentiero che ci porta su una strada sterrata. Qui prendiamo a destra e poi subito a sinistra in direzione “Senese”.
La strada sterrata inizia in leggera discesa ma attenzione al primo bivio  (quota 536) dove bisogna tenere la sinistra sino a giungere a un crocevia (quota 545)dove ci dirigiamo a destra. Si prosegue tenendo sempre la sinistra per sbucare nuovamente  sulla SP101. I luoghi sono selvaggi e poco frequentati ma i suoni della natura, se si sanno ascoltare, sono impareggiabili.
Giunti sulla strada provinciale giriamo a destra e subito dopo a sinistra per “Podere Cerrecchio”. La strada in discesa  è in terra battuta, ben tenuta e percorribile anche dalle macchine fino al podere dove prendiamo a sinistra e ci addentriamo nel bosco. Qui è difficile orientarsi e consiglio  di seguire la traccia GPS. Il percorso diventa in alcuni punti impegnativo sia in salita che in discesa, con terreno  sconnesso che mette a prova le doti di equilibrio da trialista.
Giungiamo poco dopo ad un incrocio dove prendiamo  a destra in direzione “Casa Alteri”; il sentiero continua a salire fino a giungere ad una ripida discesa sconnessa che ci conduce ad incrociare il percorso della “Monteriggioni Bike”, segnato da una freccia, su cui giriamo a sinistra; la salita è impegnativa e sconnessa. Giungiamo ad un incrocio con la forma di una rotonda formata dall’unione di tre sentieri. Quindi prendiamo a destra per “Castellare” seguendo la freccia “Monteriggioni Bike” che abbiamo già trovato prima. All’inizio è un falsopiano che ad un bivio a destra inizia a salire e ci porta all’interno della bocca di un antico vulcano;  lo attraversiamo e  salendo ancora giungiamo al “Castellare”.
Ripercorriamo il sentiero in senso inverso sino alla rotonda di prima e proseguiamo diritti per giungere a “Casa Alteri”.






































 Proseguiamo subito a destra  per “Cappella Nagli” su un sentiero che inizia in maniera semplice ma diventa poi ripido in discesa e abbastanza tecnico con fondo sconnesso. Arriviamo ad una strada asfaltata dopo una lunga discesa. Giriamo a sinistra e giungiamo a Scorgiano dove ritroviamo la SP 101;








 




























































prendiamo per Maggiano e risaliamo attraverso diversi sentieri in Loc.Marmoraia.
Il percorso è variegato e troviamo varie tipologie di tracciato. Sono presenti discese e salite ripide e tecniche. Sono poco presenti le segnalazioni delle località in cui giungere, la cui carenza non ci dà la certezza della direzione.

GPX:
Marmoraia Cerrecchia






GPX:
Marmoraia Monte Maggio
 


Cartina IGM




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Partenza da Verona alle ore 07.30 e dopo la colazione e l’appello (siamo in nove),prendiamo l’autostrada, direzione Vicenza, per prendere la Valdastico  che ci porta ad Asiago e poi a Gallio.
Ore 09.30,siamo a Gallio e si parte per il giro che sarà più tosto di quello che avevo previsto ma la bella compagnia e la giornata serena ci farà dimenticare, almeno  fino ad un certo punto, la fatica. Stiamo pedalando su un terreno sacro dove migliaia di uomini hanno combattuto, sofferto e sacrificato la loro vita per la nostra ITALIA, per conquistare la libertà che oggi abbiamo e di cui, purtroppo, spesso non sappiamo capire il valore.
Saliamo per la Val di Nos che subito ci illude con una pendenza leggera ma poi ci presenta il conto con alcuni strappi  notevoli. Ci fermiamo per compattare il gruppo a ex C.ra le Busette; quindi ripartiamo ma è ancora peggio: fondo sconnesso e mosso, con pendenza notevole, scendo e spingo ma sono in compagnia. Dopo 10 km abbiamo terminato la prima salita e ci fermiamo a Prà Campofilone per riposarci e mangiare. Ripartiamo in discesa e stanchi di stare sulla strada cerchiamo tutti i single track possibili con occhio vigile sempre sul GPS. Ci aspettano altre due salite toste, passiamo da Campo Muletto  dove ci fermiamo per una riparazione(il Trapper ha bucato) e ripartiamo per Malga Meletta davanti  e poi M.Meletta di Gallio (mt. 1730).
A Malga Meletta un panorama meraviglioso si estende davanti al nostro sguardo: alla nostra sinistra le Dolomiti di Brenta, di fronte il Monte Fior e Spil (tristemente noti nel primo conflitto mondiale di cui ne menzionerò poi)e  a destra la pianura Padana.
Ora ci attende una discesa tostissima non tanto tecnica ma ripidissima. Cerchiamo di rallentare il più possibile ma il mio contachilometri segna 53 Km/h e su un terreno sconnesso e mosso non è facile controllare la MTB. Passiamo dal salto degli Alpini (la parola stessa da il senso del dislivello) e raggiungiamo l’asfalto Alla Baita Sporting Club dove prendiamo fiato. Fatti 100 metri sulla strada giriamo subito a sinistra per fare l’ultima ma non facile salita che ci porterà a Croce di Longara per farci scendere in un bel sentiero nel bosco fino a Gallio.
E’ finita e siamo già nella piazza di Gallio a saccheggiare il primo bar che abbiamo trovato ricordando i paesaggi e i passaggi più belli.
Grazie ai magnifici nove(Beppino-Rama-Trapper-Roby-Lorena-Poli-Ennio-El Zenero-Calze) per la bellissima giornata passata assieme.

P.S. Degni di  nota sono senz’altro  Monte Fior e Monte Spil, due  montagne che hanno significato tanto storicamente parlando, nella prima guerra mondiale, per la conquista della libertà dell’Italia dagli eserciti stranieri. Se questi monti non fossero stati difesi con tanta tenacia forse la nostra  storia non sarebbe la stessa. Per un maggior approfondimento in merito  consiglio di leggere il libro: “Un anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu e tante cose vi saranno certamente più chiare oppure potete consultare on line il link: 
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Una pagina a parte merita la Lessinia, per i suoi paesaggi e perché è la montagna della città in cui vivo. Attraversarla tutta in MTB, da passo Malera al Corno d’Aquilio, è un’avventura che un biker dovrebbe fare almeno una volta. I paesaggi che  si susseguono sono sempre nuovi e lo sguardo spazia dai monti della Lombardia a quelli del Trentino e al riflesso della laguna Veneta, in giornate particolarmente limpide. Consideriamo che siamo in un parco naturale  e il rispetto dell’ambiente è d’obbligo. Non è inconsueto incontrare camosci e marmotte e quest’anno è stato avvistato anche il lupo.




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Si parte dal parcheggio dai Parpari alti e si imbocca subito sulla destra il sentiero n.250 che ci porterà a Passo Malera. Dopo poco incontriamo, sempre sulla  destra, il sentiero che arriva a Giazza detto sentiero delle Gosse(questo sarà argomento per altro giro), ma non lo consideriamo e proseguiamo diritti. La salita non  è impegnativa e diventa discesa fino a malga Malera di Sotto, dove prendiamo sulla destra. Una salita più impegnativa ma pedalabile ci porta a Passo Malera. I resti di trincee della Prima Guerra Mondiale  ci dimostrano che anche qui hanno vissuto, anche se non in modo operativo, i  momenti di quel triste periodo.



Passo Malera



















 


















Parpari e Valpadana



































Val di Illasi

























Passiamo fra Castel Malera e Cima Trappola sul sentiero n.287 lasciando alla nostra destra Rif.Gaibana e ci portiamo in direzione San Giorgio dove, attraverso una bella discesa fra pratoni e una  vecchia strada forse militare ma ben visibile, ci immettiamo sempre sul n.250 all’altezza di Pozza di San Giorgio.


























Vista dal Monte Tomba























Si riprende la salita verso Malga Gaibana , Pozza Morta per giungere con un  tratto abbastanza duro ma fattibile a Monte Tomba. Siamo in cima  ci gustiamo il panorama, facciamo uno spuntino e si riparte ma questa volta in discesa verso Sorgente Chiaranella e Rif. Podesteria. Ora alterniamo la strada sterrata con dei single track che segnano il confine tra la provincia di Trento e quella Verona, come una volta lo delimitavano fra Italia e Austria; di ciò ne sono testimonianza i cippi di confine ancora visibili e alcuni in buono stato. Qui il nostra sguardo può spaziare a 360° dalla pianura veneta alle alte vette Dolomitiche e sempre su di noi fa da sentinella il gruppo del Carega.



Cippo di confine






















Siamo giunti a  Monte Castelberto. Il panorama sulla Valdadige, Rovereto, Trento, Dolomiti di Brenta e Monte Baldo è da mozzafiato. Facciamo una sosta al punto di osservazione e quindi ci dirigiamo al Rif.Castelberto. Questo era una volta una caserma della finanza che è stata ristrutturata con molto gusto dalla famiglia Scandola e dedicata al padre. Si mangia molto bene e vale la pena fermarsi ad assaggiare i piatti tipici locali.



Targa commemorativa



















Rif.Castelberto





















Scendiamo verso  Sega di Ala. Percorriamo il n.111 per un breve tratto per girare a destra verso Malga Coe di Ala ed immetterci sul n.180 che ci porterà, con una strada sterrata  abbastanza ampia, fino al ristorante di Sega di Ala. Divoriamo qualche panino e beviamo qualche bibita, quattro chiacchiere in allegria e si riparte. La compagnia è veramente divertente e abbiamo creato una bella armonia. Qualcuno lancia l’idea: “Visto che siamo qui perché non andiamo ai Busoni?” Non era nel nostro programma ma essendo vicini decidiamo di andarci e partiamo in direzione Villaggio San Michele.
Seguiamo una strada militare che si addentra nel bosco tra alberi  e cespugli fino ai Busoni, chiamati così perché sono delle gallerie che attraversano la montagna e sbucano a strapiombo sulla Valdadige. Nella Prima Guerra Mondiale erano postazioni di cannoni che proteggevano la pianura Veneta da una eventuale avanzata Austriaca. Da lì erano sotto tiro Rovereto e la valle sottostante. Anche qui   il panorama merita ma facciamo attenzione poiché siamo su uno strapiombo.
Ripercorriamo la galleria in senso inverso e orientandoci  con il chiaro che intravvediamo alla fine. Una foratura dopo tanta strada è accettabile  e ci dà l’occasione per fare il punto della situazione e decidere che sentiero prendere per diregerci verso Corno D’Aquilio.
Ritorniamo a Villaggio San Michele per prendere subito a destra in direzione Malga delle Cime, dove la traccia di sentiero si fa dura e siamo costretti a scendere dalla MTB e spingere. Per fortuna  lo strappo dura poco e risaliamo in MTB per passare sotto il Passo della Morte, nome appropriato dopo la fatica; ci ricolleghiamo allo sterrato che proviene da Sega di Ala all’altezza di Fonte Costabella (forse abbiamo allungato ma ne valeva la pena).
Giungiamo  alla Fonte del Colle e risaliamo per Casara Preta di Sopra  dove ci dividiamo. Un gruppo ci aspetta a Casera Preta di Sotto mentre noi proseguiamo. Prendiamo il sentiero n.220, fino alla cima del Corno.
Alcune foto di rito e poi giù per i pratoni e single track divertentissimi  fino alla Spluga della Preta.
Alla nostra destra  lasciamo la Grotta del Ciabattino, che merita d’essere visitata,e il gruppo si ricompone. Ora ci aspetta una discesa  molto tecnica e tosta. Faccio le raccomandazioni del caso e parto con molta prudenza. Siamo tornati sul sentiero n.250 che ci porterà in contrada Tommasi e poi a Fosse. Possiamo dire che la Translessinia è terminata ma noi dobbiamo arrivare ancora a Verona.
Dopo una sosta ad un bar di Fosse prendiamo su asfalto e passiamo da Sant’Anna  d’Alfaedo, Cona, Vagimal, Corrubio e Fane dove giriamo a sinistra per Madonna delle Salette. Qui al Capitello giriamo a destra e passando sotto monte Comun seguiamo dei single track per arrivare a Montecchio.
Continuiamo sulla strada per Grezzana e giunti in località Case Vecchie, non ancora appagati,ci divertiamo in un bellissimo single track nel bosco che ci porta in località Gasperi: siamo sulle Torricelle e seguendo la dorsale arriviamo a Verona.
La nostra fatica è finita ma il ricordo di questa bellissima giornata rimarrà nelle nostre menti per sempre.  Un grazie ai compagni di avventura  Lorena, Dimitri, Roby, Andrea (cactus),Sergio e Paolo (er capoz)








































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Km 30
Pendenza max salita 36%
Pendenza max discesa 34%
Dislivello 1079 mt.




 
Arrivati al parcheggio dei Parpari alti(io,Roby,Beppino), scaricate le MTB e indossato l’abbigliamento adeguato, partiamo in direzione Passo Malera. Giunti al bivio con sentiero n.250, decidiamo di proseguire  verso il passo e di non prendere subito il sentiero delle Gosse. Andiamo a  vedere dall’alto il paese di Giazza,  punto di arrivo del sentiero sotto la Sengia Rossa. Abbiamo la fortuna di vedere un camoscio che con agilità sorprendente risale i pendii e ci da l’impressione di non fare la minima fatica (che invidia!!!!!!!!!!!!). 









































Riprendiamo il sentiero in senso contrario e al bivio per il n.250 ci dirigiamo a sinistra in direzione Giazza. La prima parte è un bel pratone ma dopo 800 metri  diventa ripido e molto smosso, con tornanti secchi da fare con attenzione. La discesa è lunga e abbastanza faticosa  ma il paesaggio ci ripaga. Lungo tutto il percorso vediamo con piacere ciuffi di primule, bucaneve  e genziane che sembrano preannunciare l’arrivo della primavera.



































































































Purtroppo in un tornante Roby va ad assaggiare il fondo pietroso  prendendo una brutta botta, ma non è tipo che molla e dopo una breve medicazione riparte con noi. Arriviamo a Giazza e senza scendere in paese, prendiamo un sentiero che passa sopra il n.251, rimanendo in quota. Passiamo attraverso varie contrade(Franchetti,  Perlantoni,  Molinari, Lebe, Cappelletti) percorrendo dei bei  single track in un continuo saliscendi. In alcune contrade sembra che il tempo si sia fermato e ci avvolge una sensazione di tranquillità di altri tempi. 








































Video Sentiero delle Gosse































                                          




Il sentiero termina sulla strada che conduce a Velo e ci riporta immediatamente alla realtà del nostro mondo. Questo tratto che passa  da Scrivazzi e Bruschi, è la parte più noiosa in quanto è tutto asfalto e non ci sono alternative fino a località Rosaro, dove prendiamo a destra in direzione  Schiavoni; la strada asfaltata ma per niente frequentata e abbastanza ripida, ci porta in località Campe. Quattro chiacchiere con gli abitanti del posto per fare il punto del percorso e via per Covel  e Pozze.
In questo tratto  facciamo una deviazione in salita in single track ma forse non è stata una buona  idea. Che fatica!!!In ogni caso arriviamo a Pozze.
In località Battisteri andiamo verso Tecchie ma qui sbagliamo il bivio per il sentiero n.251 e ci ritroviamo in località Bortoletti. Forse meglio così, visto che Roby comincia a risentire i postumi della caduta. Risalimo a Camposilvano e giunti al bivio a destra riprendiamo il n.251. Qui io e Beppino decidiamo di proseguire per la croce del Gal mentre Roby, dolorante, ci aspetta al museo del covolo.



 

























































Il percorso è breve e in pochi minuti siamo alla croce; il tempo per una foto e poi rientriamo verso  Camposilvano  dove giriamo a destra in direzione Parpari. Dopo 600 metri  con Beppino  giriamo a destra mentre Roby decide di proseguire sull’asfalto per non peggiorare le sue condizioni fisiche (il dolore al ginocchio inizia a farsi sentire). Siamo nella Valle delle Sfingi, formazioni  rocciose che ricordano le più note costruzioni Egiziane e proseguiamo per malga Buse di sotto.
































































































Il sentiero non è più segnato e ci affidiamo al GPS per incrociare il n.253 che riprendiamo a quota 1200 metri, per giungere a  Malga Bellocca. Il sentiero si inerpica su un pratone molto ripido ma per fortuna è l’ultima fatica.








































Giungiamo ai Parpari bassi e dopo un falsopiano siamo al parcheggio dei Parpari di sopra.Qui troviamo Roby che nonostante tutto non ha mai mollato anche se ha dovuto fare il tracciato meno impegnativo. Grazie anche a Beppino per la compagnia
























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